giovedì 28 febbraio 2008

LA GIACCA



Bisogna andare, fino in fondo, in fondo a tutto in fondo a noi,
in fondo agli argini del mondo, alla paura che mi fai.
Fino in fondo alle tue cosce, ai miei timori alle tue angosce.
Fino in fondo alla pianura, all'orizzonte della città.
In fondo dove non troveremo nemmeno un'ombra per riposarci,
in fondo dove sarà fatica, sarà sudore l'esser sincero,
in fondo dove tutto è coperto sotto lo stesso mantello nero.

E se domani la mia giacca sarà la giacca di un disgraziato,
non sarò mai così fregato come tuo padre.

Bisogna andare sempre avanti, anche se noi non siamo in tanti,
anzi davvero siam solo in due, le mani mie, le mani tue,
devono stare sempre vicine, devono avere gli stessi guanti
e non paura là sul confine di fare l'ultimo passo in avanti.
Bisogna andare incontro a tutti quelli che oggi come noi,
voglion rischiare d'esser distrutti piuttosto di ritrovarsi poi,
in una famiglia senza persone, come tra i muri di una prigione.

E se domani la mia giacca sarà la giacca di un disgraziato,
non sarò mai così fregato come tuo padre.

Bisogna vincere la morte, quella che non si fa vedere,
che viene senza far rumore, che non si fa aprir le porte,
che non fa mai vestir di nero tutti i parenti all'ospedale,
che non ha mai camere ardenti, nè cerimonie, nè funerali.
Quella nascosta nella tua noia, nella mia noia, nelle parole
che ci diciamo senza capire nemmeno quel che vogliamo dire,
quella che come un regista esperto ci mette in scena nel suo deserto.

E se domani la mia giacca sarà, la giacca di un disgraziato,
non sarò mai così fregato come tuo padre.

Claudio Lolli








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