giovedì 31 ottobre 2024

Si può sempre ritornare...

Ritorno

Sono tornato là
dove non ero mai stato.
Nulla, da come non fu, è mutato.
Sul tavolo (sull’incerato
a quadretti) ammezzato
ho ritrovato il bicchiere
mai riempito. Tutto
è ancora rimasto quale
mai l’avevo lasciato.

Giorgio Caproni


Ritorno

è l'azione o il fatto di tornare, di venire di nuovo in un luogo o in una situazione.
Può indicare anche il gesto del rendere oppure l'azione di restituzione di qualcosa.
-TRECCANI-

Non fu mai che io volli
intriso di pensieri vaghi;
posti indiciìbile albergano
tra le pieghe dell'anima...

mercoledì 30 ottobre 2024

Sfinge!

La sfinge

Il pensier più sagace invano indaga
la purezza di tua fronte scultoria,
turbato dalla bocca derisoria,
dagli occhi bui di maliarda maga.

Pur, questa tua seduzione vaga
di bell'enigma che ti rechi a gloria,
copre sol una oscurità illusoria
d'anima ambigua ch'ombra fredda allaga.

L'intima vanità mente a te stessa:
tu presumi l'assenza del pensiero
profondità di un'anima complessa.

E mentre un occhio osservator ti scruta
tu, certa di celar qualche mistero,
t'atteggi a sfinge impenetrata e muta.

Amalia Guglielminetti

Essere una sfinge significa persona enigmatica ed indecifrabile.
La sfinge era una creatura mitologica che dimorava nei dintorni di Tebe e costringeva i viandanti a risolvere il suo celebre enigma.
Chi falliva nel risolvere tale enigma veniva strozzato dal mostro.

Silenzio nel mistero nascosto,
vorrei penetrare i tuoi occhi;
il cuore chiuso non fa trapelare
risposte, rimangono i dubbi...

Era o Ares trasferirono la Sfinge dalla sua terra natale in Etiopia (l'origine straniera della Sfinge veniva sempre ricordata dai Greci) a Tebe in Grecia, dove questa poneva a tutti i passanti quello che forse è il più famoso enigma della storia: "chi, pur avendo una sola voce, si trasforma in quadrupede, tripede e bipede?" Il mostro strangolava o divorava chiunque non fosse in grado di rispondere. Nel mito Edipo risolse l'enigma rispondendo "l'Uomo, che nell'infanzia cammina a quattro zampe, poi su due piedi in età adulta, e infine utilizza un bastone per sorreggersi in età avanzata". Secondo alcuni resoconti c'era anche un secondo indovinello (molto più raro): "Ci sono due sorelle: la prima dà alla luce l'altra e questa, a sua volta, dà vita alla prima. Chi sono le due sorelle?" La risposta è: "il giorno e la notte" (in greco entrambe le parole sono femminili). Quest'ultimo enigma si trova anche in una versione guascone del mito di Edipo e potrebbe essere molto antico (da wikipedia).

martedì 29 ottobre 2024

Lesbia! (58) e Catullo

Lesbia (Clodia) era una donna colta, bellissima e spregiudicata: dimentica della tradizionale pudicizia imposta dal mos maiorum, pur essendo sposata, intrattiene una relazione per nulla platonica con il nostro Catullo. Tuttavia, non paga di un solo amante, intreccia relazioni con molti altri giovani. Inevitabilmente dunque la storia d’amore fra Catullo e Lesbia, durata presumibilmente cinque anni, è un susseguirsi di litigi, ripicche e dispetti nell’ambito dei quali Lesbia assume una posizione di predominanza assoluta.

58

Celio, la mia Lesbia, quella Lesbia,
quella sola Lesbia che amavo
piú di ogni cosa e di me stesso,
ora all'angolo dei vicoli spreme
questa gioventú dorata di Remo.

Publio Valerio Catullo 

Insultare invece di amare,
lo feci, lo faccio, lo vidi;
ora che tutto scorre e basta
sarei, vorrei, farei, direi... 
 
Clodia Pulcra, nota anche come Clodia, era una figlia di Appio Claudio Pulcro e sorella di Publio Clodio Pulcro, il tribuno della plebe. 
Secondo Apuleio e Cicerone altro non era che la Lesbia di Catullo, la donna bellissima e disinibita amata dal poeta con passione e gelosia.

lunedì 28 ottobre 2024

Ansimando

Ansimare
è un verbo intransitivo che significa respirare affannosamente, anche figuratamente;
(lett.) anelare, ansare, boccheggiare, sbuffare.
-TRECCANI-
 
Ansimando
 
Silenzio e fiato rotto
come singhiozzi e brandelli
di cuore in poltiglia e dolore;
le precluse leggi del cosmo
in tiritere assurde, lunghe
verso orizzonti distratti,
avvizzire ccome fiori recisi.
l'agitazione si percepisce,
il suono tarda ancora;
aspetto la luce del giorno.
 
Anonimo
del XX° Secolo
"Poesie ritrovate"

domenica 27 ottobre 2024

Crisi di panico

La gabbia

Ben salda era di grétole e di staggi
la gabbia, a primavera, se di fuori
benigno sole offriva a’ bei canori
pennuti la dolcezza dei suoi raggi;

ma poi che nostalgia di viaggi
tenne i cari a Leonardo cantori,
fuggiron via pei cieli ampi e sonori,
desiosi di piú limpidi maggi.

Or fatta muta de’ suoi canti onde era
superba, come di sue corde, lira,
la gabbia triste e pur fidente sta:

come l’anima mia che piú non spera
e continuamente si martira
in un desio di giocondità.

Sergio Corazzini

In una gabbia chiuso credo
di vivere, dolorosamente stare;
le ansie pesano come macigni
e il cuore palpita provato... 
 
Crisi di panico
Questo è l’esempio estremo di iperventilazione. È una situazione improvvisa, a volte inaspettata, di escalation di ansia e di paura in cui la respirazione cambia e accelera in modo consistente. 
Il dolore/fastidio al petto spesso è presente in questa situazione. Insieme a questo possono essere presenti: sudorazione, palpitazioni, paura di perdere il controllo, brividi, mancanza di equilibrio, intorpidimento, tremori e sensazione di soffocamento. 
Tutti questi sono i sintomi tipici dell’iperventilazione cronica portati al massimo livello (dalla rete).

sabato 26 ottobre 2024

Bagagli, valligie

Valigie

Voglio cantare tutte l'ore grigie
in questa solitudine pensosa
mentre raduno ogni mia vecchia cosa
a riempir le mie vecchie valigie.

Oh le valigie, le compagne buone
dei poveri viaggi in terza classe
vecchie, sfiancate, fatte con qualche asse
sottile e con la tela e col cartone.

Le camicie van qui da questa parte,
quaggiù ai colletti cerco di far posto,
lì le cravatte e qua, quasi nascosto,
un manoscritto, e ancora libri e carte.

Ecco il pacchetto della mamma. Odora
vagamente di cacio e di salame.
Già, se avessi in viaggio ancora fame.
E questo libro e un altro, un altro ancora.

Dove vado? Non so. Ma mi sovviene
d'averla pur desiderata questa
partenza come, il piccolo, la festa
che col serraglio e con la giostra viene.

Dove vado? Non so. Ma pare a me ch'io debba
vivere senza scopo, allo sbaraglio;
e a tratti con l'inutile bagaglio
partir per i paesi della nebbia...

Marino Moretti 

Eppure vorrei andare, via, ora,
lontano da affanni e pensieri;
i miei viaggi, come pellegrino
incostante con le ali di Icaro...

La valigia è un contenitore dotato di manici o maniglie che viene usato nei viaggi per contenere gli oggetti utili che non possono solitamente stare in una comune borsa, come i capi d'abbigliamento. Normalmente è fabbricata in cuoio, plastica o tessuto ed ha la forma di un parallelepipedo (da wikipedia).

venerdì 25 ottobre 2024

Ottobre



Ottobre

Sporge dal muro di un giardino
La chioma gialla di un albero.
Ogni tanto lascia cadere una foglia
Sul marciapiede grigio e bagnato.

Estasi, un sole bianco fra le nubi
Appare, caldo e lontano, come un santo.
Muto è il giorno, muta sarà la notte
Simile ad un pesce nell’acqua.

 Attilio Bertolucci

Tornerà per sempre il grigiore
che permea l'autunno di vite
che come la mia discendono
la china che porta alla fine... 
 
Ottobre è il decimo mese dell'anno secondo il calendario gregoriano e il secondo mese dell'autunno nell'emisfero boreale e della primavera nell'emisfero australe; conta 31 giorni e si colloca nella seconda metà di un anno civile (da wikipedia).

giovedì 24 ottobre 2024

Protocollo cittadino #145 (Timore)

Timore
 
è il sentimento di ansia, apprensione o rispetto che si prova in presenza di un pericolo, un danno o un evento doloroso. 
Può anche significare il sentimento di affetto rispetto e venerazione nei confronti di qualcosa o qualcuno.

 Timore
 
Timore nel cuore e dolore
per sempre costretto e deluso
il petto, con i battiti rapidi,
il viso di lei che ora è scuro...
 
Gujil 
 
Timore è un sostantivo maschile che indica il sentimento di ansia, sgomento o incertezza per un pericolo o un danno.
La parola timore sostanzialmente indica lo stato d'animo di chi teme si verifichi un evento spiacevole. 
(dalla rete)

mercoledì 23 ottobre 2024

Raccapriccio

Raccapriccio

Per la selva folta e scura,
Sotto il cielo spento,
Passa come un raccapriccio di paura
Un gran brivido di vento.

Ecco, il mare delle fronde
Freme, s’agita, si lagna:
Vasto il gemito si leva e si diffonde
Tutto intorno alla campagna.

Ma di nubi incoronato,
Dietro l’erta rovinosa,
Lentamente spunta il volto insanguinato
Della luna tempestosa.

Truce volto di Medusa,
Boccheggiante, innorrescente,
Che di sbieco, fra la tenebra confusa,
Guarda in giù sinistramente.

Tosto il vento vagabondo
Nel lontan vanisce:
Sopraggiunta da novello orror profondo
La foresta ammutolisce.

Arturo Graf 

Il raccapriccio è un senso profondo di orrore; non è esplosivo come lo spavento, è più sottile: è quel turbamento che ti fa formicolare il cuoio capelluto, che paralizza l’espressione del volto e i muscoli del corpo. Si può dire che non sia quella paura di quando si teme per la propria incolumità, non ha quella scarica di adrenalina che ti prepara a batterti o a battertela, ma ha il senso di quando si rabbrividisce davanti a qualcosa di ripugnante, di abominevole, di grottesco, disumano. E il suono spezzato della parola rende bene l’incredulità paralizzata del raccapriccio (da "Una parola al giorno").

 
Poesie come lenitivo al male
che entra dentro, che squassa;
compostamente diligente creo
mie immagini false mondo...

martedì 22 ottobre 2024

Pio

Pensiero pio

Sta forse nel non essere
l’immensità di Dio?

Giorgio Caproni 

Pio è un aggettivo che indica devozione religiosa, carità, reverenza o placidezza. Deriva dal latino pius e ha diverse accezioni a seconda del contesto -TRECCANI-.

Le volte che impreco il nome,
le rabbie sopite e deluse;
sono un pessimo essere
che non sa limitare il dire...

lunedì 21 ottobre 2024

Istantanea

Istantanea

Un angolo di città ancora riluce
di baci ed abbracci e carezze;
fummo due giovani vite risorte,
almeno in quegli attimi, grandi
figure stagliate, ferme e serene
nell'epidemia del mondo moderno.
Presto finì, come tante cose fanno,
rimasti immobili ancora un istante
scese il sole e l'imbrunire soggiunto
rabbuiò quella storia di poveri amanti.
 
Anonimo
del XX° Secolo
"Poesie ritrovate"
 
 
Istantanea 
è una forma abbreviata per fotografia istantanea, un genere di fotografia che si esegue utilizzando un tempo di posa molto breve. Il termine oltre che in fotografia si usa anche in fisica, matematica
Istantàneo è un aggettivo che indica ciò che avviene o dura in un istante, senza intervallo di tempo (dalla rete).

domenica 20 ottobre 2024

Amico

L'amico

Per noi l'amico sconosciuto vive
una sua vita tenue e profonda,
quando un bianco stupore ancor ci inonda
ma già al volo addestrammo ali furtive.

A noi con le sue risa suggestive,
lo trasse il sogno quasi a fior di un'onda,
come il cigno traeva ad Elsa bionda
Lohengrin lungo le fiorite rive.

Cavalier di leggenda, o eroe antico,
mistico sposo, ignoto fidanzato,
l'ombra di un'ombra è solo il dolce amico.

Ma è tal che sdegna un meno puro altare,
tal che la carne già desta al peccato
vede, effimero amore, dileguare. 

Amalia Guglielminetti

Amico che tentasti tutto e poi
appeso al tuo sogno partisti,
ti penso nella pioggia battente
che qui ancora insiste e bagna...

Nascere in un ambiente economicamente e socialmente svantaggiato può trasformare l'adolescenza in una difficile sfida da affrontare e dover superare.
Statisticamente, i ragazzi che vengono da un ambiente difficile hanno un maggior rischio di soffrire di problemi di salute, come l'obesità, di scontrarsi con storie di droga, patologie psichiche o psichiatriche, e ovviamente trovano maggiori difficoltà nel raggiungere risultati accademici e lavorativi soddisfacenti.

Fondamentale in questi casi è avere un migliore amico (o una migliore amica), la cui presenza aiuta i ragazzi a resistere e attraversare incolumi le difficoltà della vita (e dell'adolescenza).
Può sembrare un luogo comune, ma a confermarlo è uno studio dell'Università del Sussex, pubblicato sul British Journal of Psychology (dalla rete).

sabato 19 ottobre 2024

Pan

Il dio Pan 
(in greco antico: Πάν?, Pán) era, nelle religioni dell'antica Grecia, una divinità non olimpica dall'aspetto di un satiro, legata alle selve, alla pastorizia e alla natura. 
Era solitamente riconosciuto come figlio del dio Ermes e della ninfa Penelope
Nella religione romana esiste una divinità che ha molte similitudini con la raffigurazione di Pan, è il dio Silvano. Anche i fauni venivano identificati con Pan o con i satiri. 
Era un dio potente e selvaggio, raffigurato con gambe e corna caprine, zampe irsute e zoccoli ungulati, mentre il busto è umano, il volto barbuto e dall'espressione terribile. 
Vaga per i boschi, spesso per inseguire le ninfe, mentre suona e danza. 
È molto agile, rapido nella corsa, imbattibile nel salto. 
È principalmente indicato come dio Signore dei campi e delle selve nell'ora meridiana, protegge le greggi e gli armenti, gli sono sacre le cime dei monti. Tradizionalmente, indossa una nebris, una pelle di cerbiatto. 
Come dio legato alla terra e alla fertilità dei campi è legato alla Luna e alle forze della grande Madre.  
Dal suo nome deriva il sostantivo panico, originariamente timor panico o terror panico, poiché il dio si adirava con chi lo disturbasse emettendo urla terrificanti, provocando così una incontrollata paura.  
Dio dalle forti connotazioni sessuali - anche Pan infatti come Dioniso e Priapo era generalmente rappresentato con un grande fallo - recentemente Pan è stato indicato come il dio della masturbazione, da James Hillman, noto psicologo americano, che sostiene essere Pan l'inventore della sessualità non procreativa.
Infatti Pan, trovando difficoltà di accoppiamento a causa del suo aspetto, era solito esercitare la sua forza generatrice mediante la masturbazione, oltre che con la violenza sessuale.
Fra i miti che lo accompagnano uno che lo vede seduttore di Selene (la luna), cui si presentò nascondendo il pelo caprino sotto un vello bianco. La Dea Selene non lo riconobbe e acconsentì all'unione.  
Pan è un dio generoso e bonario, sempre pronto ad aiutare quanti chiedono il suo aiuto; era un dio perennemente allegro, venerato ma anche temuto, legato in modo viscerale alla natura e ai piaceri della carne.

L'invito

Uscite, o capre, or che la luna attinga
la prateria! Il pecoraio dorme.
Giunge sul vento, nella pace enorme
il suono della mitica siringa.

Dolce richiamo! Il dèmone vi cinga
danzando erette. Andate orme su l'orme
dell'amatore musico biforme,
inebbriate dalla sua lusinga.

Danzate, o capre! Steso sulla madia,
chiusi gli orecchi nel berretto frigio
il pecoraio dorme alle Capanne.

O risognate i monti dell'Arcadia,
dimenticate l'onta ed il servigio
sulla dolcezza delle sette canne!

Guido Gozzano 


Questo dio pagano sarebbe stato ripreso in seguito dalla Chiesa Cristiana per utilizzare la sua immagine come iconografica del diavolo, più precisamente di Satana stesso.
Narra una leggenda che nell'età dell'Oro Pan giunse nel Lazio, dove venne ospitato dal dio Saturno
.

Ninfe boschive adulano sensi
ritenuti spenti e il cammino
s'inerpica su rive fangose;
chiamano i monti, non rispondo...
   
Pan non viveva sull'Olimpo: era un dio terrestre amante delle selve, dei prati e delle montagne. Preferiva vagare per i monti d'Arcadia, dove pascolava le greggi e allevava le api.
 

venerdì 18 ottobre 2024

Cacciatore

Saggia apostrofe a tutti i caccianti

Fermi! Tanto
non farete mai centro.
La Bestia che cercate voi,
voi ci siete dentro.

Giorgio Caproni

 

 Cacciatore

è chi va a caccia di selvaggina o di uccelli,
o chi dà la caccia ad altre cose.
Il termine ha anche altri significati in ambito
militare, aeronautico e etnologico.
Il soldato a piedi o a cavallo, vestito, armato e disciplinato
per le fazioni della milizia leggiera;
è stato chiamato cacciatore per la similitudine coi cacciatori campestri,
dei quali imita in guerra le arti e le fatiche.

-TRECCANI-

 L'idea di sparare, si uccide
uomini, animali, cose;
eppure a volte ci si sente
nel giusto, si fa e basta...

giovedì 17 ottobre 2024

Protocollo cittadino #144 (Ora)

Ora

 Ora che tutto rimane steso
in miridi di rivoli sciolgo
 lacrime troppo a lungo contese

in trattenute e singhiozzi...

 
Gujil
 
 
óra 
(avverbio) 
 
avverbio di tempo (può troncarsi in ór) [sec. XIV; 
latino horā, ablativo di hora, ora]. 
In questo momento, adesso: ora sono le sei; ora comincia a piovere; sta arrivando proprio ora; e ora?, sottintendendo domande come "che succederà?, che cosa si può fare?, come te la caverai?".
(dalla rete)

mercoledì 16 ottobre 2024

Lume a petrolio

La lampada a cherosene o lampada a petrolio è un sistema di illuminazione, ancora utilizzato, che sfrutta come fonte di energia la combustione del cherosene o di altri oli animali o vegetali. 
(da wikipedia)

Il lume a petrolio

Questo grigio d’opale d’ogni vuota
bottiglia che rammemora la luce,
e la sera si dedica all’ignota
che veglia la sua mano mentre cuce.
L’appannato liquore, un taglio obliquo
nel vetro, si consuma questa cera
d’impronte vane, resta un lume esiguo
di trasparenza per la notte nera.

Alfonso Gatto

Temporali improvvisi e candele
a rischiarare paure ancestrali;
ricordi da bimbo sbiaditi nel cuore
passato incrinato, pace e dolore... 
 
La lampada è composta da un bulbo contenente il combustibile, uno stoppino che va dal bulbo all'esterno e un "coprilampade" aperto di vetro che permette quindi il passaggio dell'ossigeno indispensabile per attivare il processo della combustione e l'intensità della fiamma stessa.
Durante la combustione il cherosene risale lungo le fibre dello stoppino per  il fenomeno di capillarità garantendo così un rifornimento costante di combustibile alla fiamma.
In passato, prima della scoperta della raffinazione del petrolio (o altri oli minerali), si usavano oli vegetali o di balena (i quali producevano molto fumo e poca luce).

martedì 15 ottobre 2024

Solo!

Alone
 
This is the end of every song that we sing
The fire burned out to ash and the stars grown dim with tears
Cold and afraid, the ghosts of all that we’ve been
We toast, with bitter dregs, to our emptiness

And the birds falling out of our skies
And the words falling out of our minds
And here is to love, to all the love
Falling out of our lives
Hopes and dreams are gone
The end of every song

And it all stops
We were always sure that we would never changе
And it all stops
We were always surе that we would stay the same
But it all stops
And we close our eyes to sleep
To dream a boy and girl
Who dream the world is nothing but a dream

Where did it go?
Where did it go?
Broken voiced lament to call us home
This is this end of every song we sing
Where did it go?
Where did it go?
Where did it go?
Where did it go?
Broken voiced lament to call us home
This is the end of every song we sing
Alone

The Cure

E solo rimasi mesi, anni,
col cuore ritratto nel petto,
 


e solo mi sento, nel cuore,
viso contratto, costretto...

Solo

Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo
Il fuoco ridotto in cenere e le stelle spente dalle lacrime
Freddi e impauriti, i fantasmi di tutto ciò che siamo stati
Brindiamo, con amari fondi, al nostro vuoto

E gli uccelli che cadono dai nostri cieli
E le parole che cadono fuori dalle nostre menti
Ecco un brindisi all’amore, a tutto l’amore
Che sta uscendo dalle nostre vite
Speranze e sogni sono svaniti
La fine di ogni canzone

E tutto si ferma
Eravamo sempre sicuri che non saremmo mai cambiati
E tutto si ferma
Eravamo sempre certi che saremmo rimasti gli stessi
Ma tutto si ferma
E chiudiamo gli occhi per dormire
Per sognare un ragazzo e una ragazza
Che sognano che il mondo non è altro che un sogno

Dove è andato?
Dove è andato?
Un lamento di voce spezzata per chiamarci a casa
Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo
Dove è andato?
Dove è andato?
Dove è andato?
Dove è andato?
Un lamento di voce spezzata per chiamarci a casa
Questa è la fine di ogni canzone che cantiamo
Solitudine

The Cure

 

lunedì 14 ottobre 2024

Poesia e riflesso residuo

Cade una foglia che pare
tinta di sole, che nel cadere
ha l’iridescenza di una farfalla;
ma appena giunta a terra
si confonde con l’ombra, già morta.

Grazia Deledda

Residui inerti di cuore colorano
mesi d'autunno e i toni pastello
circondano stanchi occhi curiosi;
la vita si spegne, torna a dormire... 
 
Residuo è un aggettivo che indica ciò che resta dopo una sottrazione o una lavorazione, e un sostantivo che designa il fatto o il prodotto di rimanere.