venerdì 31 dicembre 2021

Dal "Diario di un inguaribile vecchio" -13-


Diario di un inguaribile vecchio

"…e si riaccendono le luci...
sono tornato come un inutile bagaglio
ho ancora in tasca un biglietto inutilizzato
non leggo tra le righe significati riposti
non immagino altro che un dispettoso dolore
 …e il conto della sabbia è fermo già...”

 -13-

E trascende il dolore in un rivolo di immagini e pensieri, come una scia di interminabili esiti scontati, come un parallelo forzato.
La potenza della situazione schiaccia le deboli linee di difesa e le lacrime (sempre le lacrime) rigano i solchi delle gote, nelle pieghe del buio notturno, o nella fioca luce della mattina nebbiosa.
Si pente l’assillata anima di un peccato senile, rimangia frasi, parole, pensieri; il nudo abbraccio è scortese e l’immagine bionda schiarisce fino a sfocare in luce abbagliante e scottare il muscolo cardiaco esposto alle infinite abrasioni di tutta un’eroica esistenza.

Città indivisibili dai sogni realizzati sfilano profili e margini taglienti in miriadi di toni intristiti dal grigiore pallido della fine di un anno indiscutibilmente trascorso.

Parigi!
O Cara!

Il deserto tartarico dei sentimenti inaridisce il contesto, come fosse una vena disseccata dall’arsura del sapere, dalle fake di ogni giorno che passa; indico una direzione nascosta e la mia vita si gira a guardare, la vedo scuotere teneramente il capo.

La riva nebbiosa argina la luce del giorno, pensieri oscuri macchiano da sempre anime candide o presunte tali.

Dove sono i cavalieri del Re?
Rimane impigliato un grido ora che sono un assillo che assilla.
Bordeggio strade sconosciute ormai conscio del fatto, ho inghiottito un sospiro come un banale innamorato di un irraggiungibile sogno, sono cosparso di parole e significati oppure (molto probabile) incompreso e schernito da una vendetta postuma che non ha prodotto che lievi analgesici battiti di ciglia in un chiaroscuro presente.
La mia persona sovrasta i cristallizzati contorni di un inverno latente che ricorda la neve, il ghiaccio e si fonde in un imperterrito gesto ribelle e svogliato... la galaverna è rimasta a quand’ero bambino.
Futili ed impietose cornici contornano le didascaliche ombre della malinconica presenza.
Ricordo le parole di un sogno che ora riparte… 
“…Sei tornato da me…”
Il silenzio stupisce le didascalie consunte del vecchio film in proiezione continua.
“...Sto troppo bene… non capisci…”
Come in un cortometraggio danneggiato dal tempo i fotogrammi si inceppano e il filmato si brucia al calore di un’unica visione che ci toccherà proiettare in un loop infinito nei soli ricordi…

“…Ricordi..?
Ma tu non ricorderesti…”

Ricordare è privilegio di pochi, ancor di più lo è ricordare con le giuste punteggiature e le parole dette diventano pietre preziose e così pesanti che ne impediscono lo spostamento e le variazioni di significato e interpretazione.

Siamo esposti alla furia animale di un corpo che invecchia e la sorda rabbia non può che imploderci dentro con sconquassanti esiti di macerie e dolori; infine il tragico epilogo si riallaccia al prologo, quasi sempre.

Crediamo che il tempo possa darci ragione o risposte, crediamo che la furia vendicatrice che dentro di noi ci urla possa darci conforto nella realizzazione di un covato contesto ma non è mai così, l’effetto analgesico di un bacio dura lo spazio di infinitesimi attimi, un abbraccio si carica di eternità effimere, l’amplesso si riduce ad un contatto frugale.
Siamo isole nell’oceano solitario della nostra mente, ci crediamo approdi e invece noi siamo i naufraghi ed il naufragio.
Lasciamo piccoli segnali nel nostro percor
so ma preferiamo la via della parole semplici, dei significati univoci senza raccogliere le bottiglie arenate sulla spiaggia per paura di trovarci dei messaggi da leggere che potrebbero minare le nostre fredde presenze.
Le futilità alimentano il vivere, la quotidianità, mentre  le nebbie avvolgono le nostre anime; il mio volto si dilegua alla vista di chi ancora mi cerca per aver un qualcosa di cui vergognarsi.

La storia infinita che sono sospira nel pomeriggio inoltrato ridotto a una sagoma indistinta e silente.

La fredda sala d’aspetto rimane un angolo asciutto e riparato mentre il vento trasporta folate di pioggia sui vetri ridotti a frantumi, cicliche litanie sciorinano passaggi di treni invisibili diretti al centro del cuore che è sempre subbuglio; trattengo un conato di vomito e disgusto per quello che non vorrei essere ma a volte trapela ed ammanta di buio il mio eroico e tattico stoicismo.

“La paura uccide la mente…”

Allora meglio non pensare, rifugiarsi nei comodi abbracci delle delizie quotidiane fatte di cibi, bevande e fisici sfoghi; pagando si intende per la droga del corpo o quella dell’anima.

Conosco soluzioni previste e prevedibili, ed il quotidiano fatto di gesti consumati o di strade note dalle quali è deleterio deviare.

Ho sonno la notte ma fatico a dormire, il peso degli anni incombe come pesante fardello in cui rovistare alla ricerca di medicamenti portentosi che leniscano le mille ferite e le cicatrici che solcano i visceri.

Ora ascolto il lamento della terra, la noia di un giorno qualsiasi, una canzone che sento lontana e fatico a distinguere; ho freddo, ho quasi la nausea.

Prosegue la ricerca di approdo, di aiuto, vedo in altri l’oblio fatto di consuete abitudini, vedo anche i rapporti cambiare, divenire scogli a cui aggrapparsi per non affogare (ed erano prima spiagge assolate) nello svolgersi delle eterne tempeste dell’anima.

Musicalmente stanco mi stacco dal pianoforte (che mai ho suonato) per inseguire le note che non so più ascoltare, il suono si stempera nell'oscurità e svanisce.

La ricerca continua a fatica, le strade si riempiono di ostacoli e la luce d’inverno è fioca e a malapena illumina lo stretto cammino ma continuo a percorrere la vita da Pellegrino Incostante che sono, un viaggio iniziato agli albori del tempo, un viatico religiosamente in progresso.

Frasi sottolineate risaltano il libro dei miei avventurosi trascorsi, costipati resoconti corollati di falsità che ora credo per vere costellano il fiume in piena della mia vita e non c’è diga che lo possa arginare.

Alfred Sisley
"La piena a Port-Marly"



giovedì 30 dicembre 2021

Abisso

Ti regalai
 
Ti regalai un abisso, disse lei,
ma in maniera tanto sottile che lo capirai solo
quando saranno passati molti anni
e sarai lontano dal Messico e da me.
Quando ne avrai bisogno lo scoprirai,
e quello non sarà
il finale felice,
bensì un istante di vuoto e felicità
E magari allora ti ricorderai di me,
anche se non tanto.

Roberto Bolaño 


 
 immaginare quando diventiamo assillo, 
nel percorso che credevamo congiunto
è un indizio di deviazione insulsa
come una magica promessa infranta...
 
Abisso
è un luogo insondabilmente profondo o sconfinato. 
Il termine deriva dal greco ἄβυσσος, che significa senza fondo, insondabile, sconfinato
È usato sia come aggettivo che come sostantivo. 
Appare nella Settanta, la prima traduzione greca della Bibbia ebraica, e nel Nuovo Testamento.
(dalla rete

mercoledì 29 dicembre 2021

Giorni di minime #82 (gesti)

Cosa si nasconde in un gesto presunto eroico?
la disperazione di essere riusciti a muoversi,
di essere finalmente riemersi a respirare?
Vorrei così tanto capire, capirmi,
il fiato mi pesa in gola, nella testa,
io sono un uomo di sole, odio il freddo
eppure mi muovo tra il grigio di oggi
come in un "pastello del tedio";
la memoria fatica a comporre il mosaico,
la tristezza compenetra le gioie residue
in un caleidoscopico confuso di cose.
Leggo ontani cartelli di avviso,
"reperto compatibile con l'età"
cerco di non affrettare il passo
perchè il tempo scarseggia...
 
Gujil 
 
Lytras Nikiforos - "Antigone e Polinice"

"E tutta quell’infanzia che non ebbi,
mi giunge come in onda d’allegria
chi fui è un enigma, chi sarò è visione
chi sono è ciò che sente il cuore"

Con questi versi di Pessoa si potrebbe rappresentare la figura di Antigone e riassumerne il destino.
Era appena una bambina spensierata nella sua reggia a Tebe quando un’indicibile verità squarciò il velo della realtà e un’ immane tragedia si abbatté e travolse la sua famiglia: il re Edipo, colui che la piccola amava e venerava come padre, era anche suo fratello! Edipo aveva sciolto l’enigma della Sfinge, osando sfidare la divinità che, per vendetta, lo aveva spinto a consumare l'inconsapevole incesto con la propria madre Giocasta generando quattro figli, tra i quali Antigone. Sotto gli occhi di questa bambina si compie la vendetta del Fato: la madre non regge al dolore ed alla vergogna e si dà la morte; Il padre/fratello si acceca con le sue stesse mani quasi a voler cancellare, almeno dalla vista quell’abominio. La crudele scoperta fa scempio dei suoi affetti, le viene strappato il tempo dell’infanzia: cresce in fretta Antigone, indossando l’abito di una lunga intimità con il dolore ma, nel contempo, cresce in lei l’amore. Il padre, ormai cieco e folle, abbandona la reggia per una vita raminga, esule migra dalla sua terra se non riesce a migrare dal suo dolore. Antigone, senza esitare, sceglie di restargli accanto e lo accudisce e lo accompagna nel suo itinerario peregrino, sino alla morte, dinanzi alle soglie della reggia di Colono, in Attica. La legge del cuore governa i passi di questa fanciulla anzitempo assennata. Alla morte del padre, ritorna alla reggia di Tebe ove governa lo zio Creonte.
E, ancora una volta, la sorte la inchioda ad una scelta difficile: i suoi due fratelli sono morti in una guerra fratricida e Creonte, il sovrano interprete fedele del potere, impone che solo uno dei due, Eteocle, possa avere gli onori della sepoltura. L’altro, Polinice, reo di aver combattuto contro la patria, dovrà restare insepolto sulla nuda terra alla mercé di avvoltoi e sciacalli. Antigone non ha esitazioni, la sua coscienza la guida a sfidare il potere della tirannia pur quando si manifesti con leggi scritte. Sceglie la disobbedienza nel nome della legge eterna ed immutabile della pietas, dell’amore che sa ciò che è bene come un marchio sul cuore. Accompagna il corpo del fratello alla sepoltura, strappandolo all’infelice condizione di non vivo-non morto e consentendogli così di varcare la soglia del passaggio. Con fierezza è pronta a soccombere alle leggi della violenza e della sopraffazione, ma vince sul tiranno che la condanna a morte, con la sua purezza ed innocenza. Finirà i suoi giorni in un antro nella solitudine e nell’abbandono, lei sì senza conforto e sepoltura. Un archivio di memorie è il suo struggente e poetico testamento di fragilità e forza d’animo: il gesto eroico di una giovane donna che si trasforma in un atto politico individuale e collettivo (dalla rete - Maria Antonietta Adamo).

martedì 28 dicembre 2021

Cose che...

certe cose ce le diciamo da soli
cullati da illusioni perenni e demodè;
sogniamo in realtà di avere a fianco
qualcuno come noi, quello che siamo...

in giorni
come questo
ho bisogno che tu
mi passi le dita
fra i capelli
e parli piano

Rupi Kaur

Rupi Kaur (4 ottobre 1992)
è una giovane poetessa, scrittrice e illustratrice canadese di origine indiana. Immigrata in Canada da bambina, si è stabilita a Toronto. Il suo libro di debutto, una raccolta di poesie e prosa dal titolo "Milk and Honey", è stato pubblicato nel 2014; ha venduto oltre 2,5 milioni di copie in tutto il mondo e ha trascorso più di un anno nella lista dei best seller del New York Times ed è stato tradotto in 25 lingue.

lunedì 27 dicembre 2021

Allungandosi

Allungandosi

Dentro al guscio
cranico della chiocciola
freme la lingua umida della vita –
sta già cercando
di frantumare lunghi secoli di mutismo
e di allungarsi
verso la prima vocale da pronunciare
al limite estremo
dell’universo.

Alexander Shurbanov

 

allungarsi
significa crescere in dilatazione e durata,
tra i sinonimi del verbo allungare troviamo
accrescere, prolungare, ingrandire, estendere, dilatare, ampliare, sviluppare, dilungare, protrarre, rimandare etc...


l'anestesia del gesto non toglie il senso
di un dolore che ancora preme e sprofonda;
la liquida scia del pensare da sempre inonda
profondi solchi incisi nel tiepido cuore...

domenica 26 dicembre 2021

Stefano, riflesso e leggenda

Non solo Vangeli: intorno alla figura di Stefano, martire che ha accettato la morte con serenità in nome del suo amore per Cristo, sono nate tantissime leggende.
Una delle più belle è legata alla Natività: si racconta infatti che la notte di Natale, davanti alla capanna in cui è nato Gesù, una folla di persone si era riunita per adorarlo. Una ragazza, insieme a un gruppo di madri, cercava di avvicinarsi per vedere la Madonna: si chiamava Tesia e non aveva figli, nonostante fosse un suo desiderio.
Per entrare nel gruppo delle persone intorno alla mangiatoia, Tesia avvolse una pietra in un panno fingendo che fosse un bambino.
La leggenda narra che la Madonna se ne accorse e per rendere felice Tesia che tanto desiderava un figlio trasformò la pietra in un bambino in carne e ossa.
Il suo nome, secondo la leggenda, era Stefano (dalla rete)
 

nell'immensità del cuore ristanno cose che amo,
volti confusi a paesaggi, città e amori lontani;
c'è una prima volta per ogni cosa, sempre,
sta a noi fare in modo che rimanga viva... 
 
Un'altra curiosità su Santo Stefano è legata alle sue reliquie, ovvero ai suoi resti umani e venerati nel culto di questo santo.
Ce ne sono tantissime sparse in tutta Europa.
Oltre a essere il protagonista del 26 dicembre in Italia, Stefano è anche patrono della Serbia, che però lo celebra il 9 gennaio seguendo il ritmo del calendario gregoriano.
 
 
Stefania è un nome di origine Greca il cui significato (secondo gli esperti) è “Ghirlanda”. La sua frequenza supera le 140 mila unità nel nostro paese. Mentre per Stefano sono molte di più. Vediamo cosa c’è da sapere su Stefania, quindi ecco delle informazioni sulla religione, la frequenza e non solo.
L'onomastico può venire festeggiato il 26 Dicembre, forse...

sabato 25 dicembre 2021

Natale di Anonimo

 
 
vorrei che questo giorno servisse 
a fissare indelebili istanti
come quelli passati sereni e insieme;
anche se sfuma i contorni
il ricordo è potente,
il dolore grande...
Gujil
 
Natale (a mio padre)
 
Non posso che pensare ai cari volti
che affiorano ai lati di distinti risvolti
che gioca la mente nei giorni di festa
macchiando la gioia di quello che resta.

Infiniti colloqui nel mero silenzio
di un tocco di vita, bicchiere di assenzio
ricorda quei giorni lontani e felici
di quando era riso rovistare gli auspici.

Costrutto irrisorio, indecifrabili frasi
si spargono su immaginari fogli, crasi
di spazio e di tempo infinito e trascorso
cercando la fine di un qualsiasi rimorso.
 
Indaga lo spirito il senso del giorno
che lasci una scia, maliconico storno
di sensi di colpa, di conti in sospeso,
 Natale di luci, di suoni, l'animo è peso.

Anonimo
del XX° Secolo
"Poesie ritrovate"
 
 
 

venerdì 24 dicembre 2021

Zampognari

La lista delle antiche usanze e’ lunghissima ma tra queste in una posizione di rilievo nell’ immaginario collettivo popolare ci sono loro, gli zampognari.
Se oggi, infatti,  ascoltiamo l’inconfondibile suono  delle zampogne, con molta probabilita’ siamo entrati nella Novena dell’Immacolata Concezione, e ci si avvicina pertanto al Natale. Nel nostro immaginario feste natizie e zampognari sono una cosa sola, ma cio’ che in molti ignorano e’ che le origini della zampogna e degli zampognari risalgono ad un’epoca nella quale il Natale nemmeno esisteva. Per capirne le origini bisogna fare un salto nella storia fino ad arrivare  alla Grecia Arcaica. Di fatto la zampogna e’ uno strumento legato alla iconografia e alla leggenda del Dio Pan (dalla rete).

Lo zampognaro

Se comandasse lo zampognaro
Che scende per il viale,
sai che cosa direbbe
il giorno di Natale?
“Voglio che in ogni casa
spunti dal pavimento
un albero fiorito
di stelle d’oro e d’argento”.
Se comandasse il passero
Che sulla neve zampetta,
sai che cosa direbbe
con la voce che cinguetta?
“Voglio che i bimbi trovino,
quando il lume sarà acceso
tutti i doni sognati
più uno, per buon peso”.
Se comandasse il pastore
Del presepe di cartone
Sai che legge farebbe
Firmandola col lungo bastone?
“Voglio che oggi non pianga
nel mondo un solo bambino,
che abbiano lo stesso sorriso
il bianco, il moro, il giallino”.
Sapete che cosa vi dico
Io che non comando niente?
Tutte queste belle cose
Accadranno facilmente;
se ci diamo la mano
i miracoli si faranno
e il giorno di Natale
durerà tutto l’anno.

Gianni Rodari


prevale tristezza, ricordo, tempo,
tornare agli anni del sogno, indietro;
imprese eroiche in scatole di cerini,
piccoli fiammiferai del tempo passato...

giovedì 23 dicembre 2021

Season of love

ancora una canzone, un'altra,
per fare che la musica insorga, ritorni,
le via lastricate di delusioni intrecciano
ritmi sonori di giorni di festa
e nessuno più pensa ai morti,
nessuno più conosce paure.
In un riciclo di affetti da sempre
mi accarezzo il cuore...
 

Seasons of love

 

Five hundred twenty five thousand six hundred minutes

Cinquecentoventicinque mila seicento minuti

Five hundred twenty five thousand moments so dear

Cinquecentoventicinque mila momenti così cari

Five hundred twenty five thousand six hundred minutes

Cinquecentoventicinque mila seicento minuti

How do you measure? Measure a year?

Come misuri? Misuri un anno?

In daylights,

In albe

In sunsets,

Tramonti

In midnights,

In mezzenotti

In cups of coffee,

In tazze di caffè

In inches, in miles, in laughter, in strife

In pollici, in miglia, in risate, in litigi

In five hundred twenty five thousand six hundred minutes

In 525600 minuti

How do you measure a year in a life?

Come misuri un anno nella vita?

How about love?

Che ne pensi dell'amore?

How about love?

Che ne pensi dell'amore?

How about love?

Che ne pensi dell'amore?

Measure in love...

Misura in amore

Seasons of love...

Stagioni d'amore

Seasons of love...

Stagioni d'amore

Five hundred twenty five thousand six hundred minutes

Cinquecentoventicinque mila seicento minuti

Five hundred twenty five thousand journeys to plan

Cinquecentoventicinque mila viaggi da organizzare

Five hundred twenty five thousand six hundred minutes

Cinquecentoventicinque mila seicento minuti

How do you measure a life of a woman or a man?

Come misuri la vita di un uomo od una donna?

In truths that she learned

Nella verità che (lei) ha imparato

Or in times that she cried

O nelle volte in cui ha pianto?

In bridges he burned

Nei ponti che (lui) bruciò

Or the way that she died

O il modo in cui (lei) morì?

Its time now to sing out though

È ora di cantare nonostante

The story never ends

La storia non finisca mai

Let′s celebrate remember a year in a life

celebriamo il ricordo di un anno in una vita

Of friends

degli amici

Remember the love...

Ricorda l'amore

(Oh you gotta remember the love)

Oh devi ricordare l'amore

Remember the love...

Ricorda l'amore

(Oh yeah, its a gift from up above)

È un regalo dal cielo

Remember the love...

Ricorda l'amore

(Sing out, give out, measure your life

Canta, dai, misura la tua vita

In looooooove...!)

in amore!

Seasons of love...

Stagioni d'amore

Seasons of love...

Stagioni d'amore

mercoledì 22 dicembre 2021

Giorni di minime #81

 

sensazioni confuse nel corpo
ricreano cospetti creduti sopiti,
le geometrie del cuore ancora rispondono 
ai sensi inebriati da attimi gioiosi;
finalmente comprendo la via del silenzio,
sono stato bravo, ho forgiato la mente
in declivi lascivi di sconci pensieri
come un candido airone nel volo...
 
Gujil

martedì 21 dicembre 2021

Una canzone

Team

Call all the ladies out
They’re in their finery
A hundred jewels on throats
A hundred jewels between teeth
Now bring my boys in Their skin in craters like the moon
The moon we love like a brother, while he glows through the room
Dancin' around the lies we tell
Dancin' around big eyes as well
Even the comatose they don’t dance and tell
We live in cities you’ll never see on screen
Not very pretty, but we sure know how to run things
Living in ruins of a palace within my dreams
And you know, we’re on each other’s team
I’m kind of over getting told to throw my hands up in the air, so there
So all the cups got broke
shards beneath our feet
but it wasn’t my fault
And everyone’s competing
for a love they won’t receive
'Cause what this palace wants
is release
We live in cities you’ll never see on screen
Not very pretty, but we sure know how to run things
Living in ruins of a palace within my dreams
And you know, we’re on each other’s team
we’re on each other’s team
we’re on each other’s team
team
we’re on each other’s team
We live in cities you’ll never see on screen
Not very pretty, but we sure know how to run things
Living in ruins of a palace within my dreams
And you know, we’re on each other’s team
I’m kind of over getting told to throw my hands up in the air
we’re on each other’s team
I’m kinda older than I was when I revelled without a care
And you know And you know

Lorde

Credo ancora la musica serva

Chiama tutte le signore fuori
Sono nei loro fronzoli
Un centinaio di gioielli in gola
Cento gioielli tra i denti
Ora porta i miei ragazzi nella loro pelle in crateri come la luna
La luna che amiamo come un fratello, mentre lui si illumina attraverso la stanza
Dancin ' intorno alle bugie che raccontiamo
Dancin ' intorno a grandi occhi pure
Anche il coma che non ballano e dicono
Viviamo in città che non vedrai mai sullo schermo
Non molto carino, ma sappiamo come eseguire le cose
Vivere in rovine di un palazzo dentro i miei sogni
E sai, siamo nella squadra degli altri.
Ho quasi finito di farmi dire di alzare le mani in aria, quindi lì
Quindi tutte le tazze si sono rotte
frammenti sotto i nostri piedi
ma non è stata colpa mia
E tutti sono in competizione
per un amore che non riceveranno
Perche ' quello che vuole questo palazzo
è il rilascio
Viviamo in città che non vedrai mai sullo schermo
Non molto carino, ma sappiamo come eseguire le cose
Vivere in rovine di un palazzo dentro i miei sogni
E sai, siamo nella squadra degli altri.
siamo nella squadra degli altri.
siamo nella squadra degli altri.
team
siamo nella squadra degli altri.
Viviamo in città che non vedrai mai sullo schermo
Non molto carino, ma sappiamo come eseguire le cose
Vivere in rovine di un palazzo dentro i miei sogni
E sai, siamo nella squadra degli altri.
Sono un po " più di ottenere detto di gettare le mani in aria
siamo nella squadra degli altri.
Sono un po " più vecchio di quanto non fossi quando ho festeggiato senza una cura
E tu sai e tu sai