sabato 31 dicembre 2016

Giorni di minime #34... augurale


augurale
aggettivo
[dal lat. auguralis (nel sign. 1), der. di augur «augure»].
- TRECCANI -
 
- 1. Degli àuguri: collegio a.; le insegne a.; libri a. (lat. libri augurales o augurum), raccolte di formule rituali, contenenti istruzioni circa il cerimoniale da osservarsi, e di decisioni ufficiali degli antichi àuguri romani.
 
- 2. Che esprime augurio, che è di buon augurio: messaggio, discorso, telegramma augurale.





 una fine normale, inutile, come altre,
cincischiamo in consuetudini e usi,
continuiamo riti scaramantici e propiziatori;
le innumerevoli attenzioni caleranno stanotte
ci troveremo a divertirci per forza, convenzioni
radicate da immemorabili tempi e luoghi;
comunque un augurio a tutti quelli
che ne hanno veramente bisogno...
 
Gujil

venerdì 30 dicembre 2016

Accoglienza

 
Accoglienza 

Da est, da sud gente preme e persevera dolente.
Tendono i biondi figli e grigi e neri dalle coste del mare,
li spingono oltre l'asta doganale
bianca e rossa di zucchero candito, li espongono alle porte
della divina Europa. Europa, opulenta e stordita
da sembrare un capriccio di Rubens, Europa che ascolta
e non comprende, scorge e non vede
la valanga palpitante dei poveri. Basterebbe tornare

alla storia
secondo il verso di recenti corsi per capire
che in questo continente a un grappolo di popoli satolli
accade quel che accadde alle caste nelle regioni di Francia
e Russia
con la fine
del grande privilegio: intrise di commerci,
di congettura, di blanda coscienza, ricche,
nel corpo esangui, esangui dentro il talamo,
troppo prossime ai mali e a pene d'altri
per restare impunite da tanta voce e così urgenti bocche
.
 
Lucio Mariani
 
 
accogliènza
sostantivo femminile [der. di accogliere] - TRECCANI -

– L’atto di accogliere, di ricevere una persona; il modo e le parole con cui si accoglie: a. fredda, affettuosa, festosa, cordiale; l’a. oneste e liete Furo iterate tre e quattro volte (Dante); fare buona, cattiva a. a qualcuno; anche assol., fare accoglienza, accogliere cortesemente; fare buona a. a una tratta, nel linguaggio comm., accettarla o pagarla regolarmente alla scadenza; centro di a., luogo, struttura nei quali si offre una prima ospitalità e assistenza a immigrati; profughi, vittime di catastrofi naturali e sim.
 
 partenze, addii, fazzoletti dal molo,
una volta era un porto cittadino
oggi sono cale nascoste e ventose;
le partenze, gli addii e i rari ritorni...

giovedì 29 dicembre 2016

Foglie d'inverno

 

A una foglia
                            
Foglia, che lieve a la brezza cadesti
sotto i miei piedi, con mite richiamo
forse ti lagni perch’io ti calpesti.
Mentr’eri viva sul verde tuo ramo, 
passai sovente, e di te non pensai;
morta ti penso, e mi sento che t’amo.
Tu pur coll’aure, coll’ombre, co’ rai
venivi amica nell’anima mia;
con lor d’amore indistinto t’amai.
Conversa in loto ed in polvere, o pia,
per vite nuove il perpetuo concento
seguiterai della prima armonia. 

E io, che viva in me stesso ti sento,
cadrò tra breve, e darò del mio frale
al fiore, all’onda, all’elettrico, al vento. 
Ma te, de’ cieli nell’alto, sull’ale
recherà grato lo spirito mio;
e, pura idea, di sorriso immortale
sorriderai nel sorriso di Dio.
 
Niccolò Tommaseo

 
Le foglie con il freddo diventano rosse, ocra, gialle e poi cadono, lasciando le piante spoglie.
Si tratta di un meccanismo messo a punto in millenni di evoluzione per proteggere la struttura portante delle piante.
Le piante si spogliano dalle foglie come forma di difesa contro il freddo che verrà.
Si tratta di un processo veramente complesso che ha richiesto millenni di evoluzione per raggiungere questa raffinatezza.
Le piante sono in grado di percepire le mutate condizioni ambientali come la discesa delle temperature, l’accorciarsi delle giornate, il variare dell’intensità nella radiazione luminosa, e a queste sanno rispondere.
Le foglie, fino a quel momento il motore della pianta con il processo della fotosintesi, con l’inverno diventerebbero un peso inutile e un pericolo, per la capacità di trattenere la neve, appesantirsi e creare danni alle branche se non all’intera stabilità.
Così in autunno, il progressivo raffreddamento delle temperature, mobilizza lentamente le sostanze contenute nelle foglie (zuccheri e altre sostanze organiche) verso il tronco, mentre la clorofilla (il pigmento principale che dà il colore verde al parenchima fogliare) si degrada determinando il mutamento del colore.
Quando questo processo è terminato, si crea alla base del picciolo un piccolo strato suberoso funzionale al fatto che, quando la foglia cadrà, impedirà l’ingresso di patogeni e parassiti.
In inverno le ultime foglie rimaste sui rami anneriscono, resistono, poi cadono a terra  e l'albero rimane spoglio.
 
 sto guardando anch'io le ultime,
scure sul ramo, avvizzite, morte;
richiamano anime andate, raminghe
nel mio essere uomo le sento volare... 

mercoledì 28 dicembre 2016

Verso fine Dicembre


Fine di dicembre

 Rari giorni d’inverno quando la tramontana
spezza gli aliti al fiume e tende il cielo
come se contrappunto fosse il giura e invece sono
queste martoriate pietre che bussano ai lastrici
divini, la sola porta impropria perché a Roma
non spettano salvezze. Cosí dicono gli orli delle case
fratturati cristalli d’arabia, trapunti dalle luci
e dai suoni mattini, lo dicono fumando i meccanici topi
e i natali non soffici né sacri, anche lo dicono
le sue morti feriali, la mia coperta corta. Lo ripetono

qui – minimamente – i cerini di lusso che s’accendono
a stento fra le mani di chi non ha piú fede
nell’avvento di un nuovo nord.
In questi rari giorni d’inverno
quando il sole mi pesa cosí poco
sarà bene tenere alta la testa. Forse si vive
altrove.


Lucio Mariani

Farfalla e segno. Poesie scelte (1972-2009)
 
 
Entro fine anno le temperature caleranno.
Aria decisamente fredda che porterà la neve ad Atene, scorrerà sul bordo orientale dell'anticiclone che si indebolirà.
Parte dell'aria fredda raggiungerà la Penisola determinando un raffreddamento, anche sensibile sui versanti adriatici e al Sud.
Proprio sull'estremo Sud ci sarà la possibilità per qualche fiocco di neve a bassa quota.
La seconda novità è che il super anticiclone sposterà la sua roccaforte in Atlantico ad inizio anno mentre un lobo del vortice polare raggiungerà il Nord Europa.
Manovre invernali attendono dunque l'Europa e forse anche l'Italia (dalla rete).
 
la fine di Dicembre è un passaggio,
le porte del tempo si schiudono
e un anno passa, si va nel nuovo;
io, per me, potessi tornerei indietro...
 

martedì 27 dicembre 2016

Parlarsi



Io tel diceva
 
Io tel diceva: Non fara suo corso
Due volte il sol che te ne pentirai;
Altro dall’amor mio non coglierai
Che spine acute e sterile rimorso.

Di racquistar la pace indi piu mai
Non isperar, non isperar soccorso;
Tutto della sciagura a sorso a sorso
Votar l’amaro calice dovrai.

Io tel dicea; ma tu, schernendo i tristi
Presagi, tutta al lusinghiero errore
T’abbandonavi, onde mal frutto acquisti.

Te felice, e felice il nostro amore,
Se il di che prima il tuo pensier m’apristi
Dato t’avessi d’un pugnal nel core.
 

Arturo Graf
 
parlare nella nostra società non sempre significa dirsi delle cose, spesso è un parlare per ascoltarsi, per sentire il suono della propria voce e bearsene.
 Nel mondo della comunicazione è diventato difficile ascoltare, comprendere, ci si limita a filtrare quello che interessa, che serve.
Tutto il resto rimane sterile corollario di parole.
Chi realmente ascolta usa anche l'anima, il sentimento, non si limita alle orecchie e alla mente. (Gujil)
  
l'avevo detto, intuito, capito,
le cose del mondo, gli aruspici,
eppure mi rifugio ancora
in un sentore di bosco, se posso... 
 

lunedì 26 dicembre 2016

Bisbigli


bisbìglio
sostantivo maschile
 [der. di bisbigliare] - TRECCANI -
 
– Il lieve rumore prodotto da persone che bisbigliano: il bisbiglio delle suore in preghiera; un bisbiglio di voci e di gemiti (Manzoni); anche, mormorazione, diceria, voce vaga: ho sentito certi bisbigli malevoli sul tuo conto.
Per estensione, sussurro, rumore sommesso: il bisbiglio de’ zefiri fra le frondi (Foscolo).
 

CARELESS WHISPER by George Michael
 
Careless Whisper
 

I feel so unsure
As I take your hand
and lead you to the dance floor
As the music dies,
something in your eyes
calls to mind
a silver screen
and all its sad good-byes
 
- Chorus -
I'm never gonna dance again
Guilty feet have got no rhythm
Though it's easy to pretend
I know your not a fool
Should've known better
than to cheat a friend
and waste the chance
that I'd been given
So I'm never gonna dance again
The way I danced with you

 
Time can never mend
the careless whispers of a good friend
to the heart and mind.
Ignorance is kind
There's no comfort in the truth
Pain is the all you'll find
 
(Repeat chorus)
 
Never without your love
Tonight the music seems so loud
I wish that we could
lose this crowd
Maybe it's better this way
We'd hurt each other
with the things we'd want to say
We could have been so good together
We could have lived
this dance forever
But now who's gonna dance with me
Please stay
 
(Repeat chorus)
 
 (Now that you're gone)
Now that you're gone
(Now that you're gone)
Was what I did so wrong,
so wrong
that you had to leave me alone
  

Bisbiglio Sussurrato   


Io mi sento così incerto
quando prendo la tua mano
e ti porto alla pista da ballo
Quando muore la musica,

qualche cosa nei tuoi occhi
mi richiama alla mente
uno schermo argentato
e tutti i suoi tristi "arrivederci"


 RIT.:
Io non ballerò mai più
Piedi colpevoli non hanno ritmo
Sebbene sia facile fingere
io so che tu non sei una sciocca
Avrei dovuto conoscerti meglio
 piuttosto che ingannare un'amica
e sprecare l'opportunità

che mi era stata offerta
E così non ballerò mai più
nel modo in cui ho ballato con te 

  

Il tempo non può riparare mai la mancanza
dei bisbigli sussurrati, di una buona amica,
al cuore e alla mente.

L'ignoranza è gentile
Non c'è conforto nella verità
Il dolore è tutto ciò che puoi trovare
 

(Ripete Rit.)
 
Mai senza il tuo amore
Stasera la musica sembra così forte
Vorrei che noi potessimo
essere lontani da questa folla
Forse è meglio così
Ci faremmo del male l'un l'altro
con le cose che vorremmo dire
Avremmo potuto stare così bene insieme
Avremmo potuto vivere
questo ballo per sempre
Ma ora chi ballerà con me
Per favore rimani
 
(Ripete RIT.)
 
(Ora che sei andata via)
Ora che sei andata via
(
Ora che sei andata via)
Cosa ho fatto di così sbagliato,
di così sbagliato
che tu hai dovuto lasciarmi solo





 
un anno di sussurri nel vento,
il mio mondo mi lascia, si sfalda;
è come un gioco al massacro,
chi resta stupisce, si attonita...

domenica 25 dicembre 2016

Natale



un giorno così, pieno di magia e serenità;
ricordo quand'ero bambino, la gioia dei miei genitori, qualche volta la neve.
Ora , nel buio del mattino ascolto musiche nella mia testa, annuso i ricordi,
non posso essere felice, cercherò di stare sereno, di non farlo pesare, questo Natale.
Buon Natale a tutti
 
Gujil




Natale

Non ho voglia di tuffarmi
in un gomitolo di strade
Ho tanta stanchezza
sulle spalle
Lasciatemi cosi
come una cosa posata
in un angolo
e dimenticata
Qui non si sente altro
che il caldo buono
Sto con le quattro
capriole di fumo
del focolare
 
Giuseppe Ungaretti 

vorrei non avere freddo oggi,
vorrei stare solo bene con tutti;
le immagini emergono, avvolgono,
ho aperto le finestre, anche oggi...

sabato 24 dicembre 2016

Vigilia di Natale

Alla vigilia di Natale

 
Oggi siamo seduti, alla vigilia di Natale,
noi, gente misera,
in una gelida stanzetta,
il vento corre fuori, il vento entra.
Vieni, buon Signore Gesù, da noi,
volgi lo sguardo:
perché tu ci sei davvero necessario.

 Bertolt Brecht

 
 
è tornata la cinciallegra ad alleggerire il mio cuore,
il freddo pungente, i colori stinti,
io che osservo e rammento momenti passati,
è come un libro che ho scritto ed ora rileggo...
Gujil
 
bimbi in attesa, luci colorate,
c'è aria di speranza, di vivida commozione,
io, per me rivedo i volti, le cose;
sono un bimbo ancora che aspetta...

venerdì 23 dicembre 2016

Giorni di minime #33, tra ricordi e fantasmi

le nebbie dell'inverno arrivano
dense, spettrali, nascondono,
il cuore in subbuglio non smette
il peso del ricordo, del rimpianto;
ferali sagome incedono strade
diverse ad ognuno di noi,
il cammino continua, contiguo
ad esili, cari, fantasmi...
 
Gujil
 
 
Teodolinda sposa Agilulfo
Cappella Zavattari,
duomo di Monza
“Io sono la regina”. Hanno pochi dubbi gli uomini del National Ghost Uncover di Rimini giunti sabato mattina Monza per un nuovo avvistamento ectoplasmatico. Sopratutto ne è convinto il loro presidente, Massimo Merendi, che di fronte a ben 16 testimonianze certificate (più due ufficiose) ha annunciato che nella centralissima piazza Trento e Trieste alberga niente meno che il fantasma della regina Teodolinda.
La giornata uggiosa, la nebbiolina che avvolgeva il monumento ai Caduti della Grande guerra e pochi passanti infreddoliti hanno fatto da sfondo alla loro incursione in terra brianzola. Vestiti con dei camici bianchi e “armati” di attrezzature avveniristiche per rilevare anche i raggi gamma, da mesi vanno su e giù per l’Italia alla ricerca di nuove testimonianze: Asti per il fantasma di Umberto II, Bari per lo spettro di Federico II, ma anche Ancona, Prato, Siena e, per finire, Como, dove, secondo alcune testimonianze, si sarebbe palesato nientemeno che il fantasma di Winston Churchill. “Noi non siamo cacciatori di fantasmi – spiega Merendi -. Ci limitiamo ad ascoltare e a riportare ciò che ci raccontano. La nostra indagine si limita ad escludere la presenza di campi elettromagnetici che possano avere tratto in inganno i testimoni”.
E a Monza gli avvistamenti dei passanti sono avvenuti tutti in piazza Trento e Trieste, proprio sotto le finestre dell’ufficio del sindaco, Roberto Scanagatti. Il primo risalirebbe al 6 marzo del 2013, l’ultimo allo scorso 30 dicembre. In alcune circostanze la regina dei Longobardi si sarebbe manifestata in maniera confusa, sotto forma di immagine sfocata e poco riconoscibile, ma in altri casi sarebbe apparsa a figura intera, vestita di una tunica bianca, ingioiellata e col capo coperto forse da una corona. “Le testimonianze raccontano di una sua apparizione fugace – prosegue Merendi -, ma almeno in un caso il fantasma si sarebbe avvicinato così tanto da passare attraverso i testimoni stessi”. Dubbi e sorrisi sono assolutamente legittimi ma, lasciatecelo dire, è molto più divertente crederci: non è forse vero che l’unica cosa che vale la pena prendere seriamente è un gioco? (da MBnews, il giornale on line di Monza e Brianza)



giovedì 22 dicembre 2016

Villa chiusa


James Wiens
“Lavender Villa”
Villa chiusa
                              ne la campagna romana

So d'una villa chiusa e abbandonata
da tempo immemorabile, secreta
e chiusa come il cuore d' un poeta
che viva in solitudine forzata.

La circonda una siepe aggrovigliata
di bosso, ed una magica pineta
la cui ombra non più rende inquieta
la garrula fontana disseccata.

Tanta è la pace in questa intisichita
villa, che pare quasi che ogni cosa
sia veduta a traverso d' una lente.

Solo una ventarola arrugginita,
in alto, su la torre silenziosa,
che gira, gira interminatamente.
 
Corrado Govoni
da “Le fiale”, Lumachi, 1903

 
Corrado Govoni
(Tàmara, 29 ottobre 1884 – Lido dei Pini, 20 ottobre 1965)

in questa bella poesia  tratta da "Le fiale" Govoni mostra appieno quel suo tipico e disinvolto uso dell’analogia, quel rifiuto delle canoniche sublimazioni poetiche è solo accennato.
Vi possiamo intravedere e leggere anche qualcosa di Aldo Palazzeschi, con la sua fontana malata, con i suoi palazzi misteriosi (visioni tipiche della poetica di Palazzeschi).
Quello che più salta agli occhi e risalta è la scelta di un posto, di un luogo per simboleggiare uno scenario che sfiorisce,  di decomposizione, di appassimento: e Govoni mette a frutto tutta la sua abilità stilistica nel ricreare l’atmosfera, giocando con una serie di aggettivi (chiusa, abbandonata, segreta, disseccata, intisichita, arrugginita).
Questa poesia appare immobile come un quadro, un dipinto, movimenta la scena solo quella vecchia banderuola che gira senza fine (dalla rete).
 
 
 anche la mia casa è chiusa, sola,
montagne intorno le parlano
il fiume le scorre di fianco, lento,
mai non riesco a tornare...

mercoledì 21 dicembre 2016

Ancora Luna


Questa sera la luna dentro il mare
cadrà come una perla pesantissima.
E giocherà sopra di me la folle,
la folle luna.

Si frangerà l’onda color rubino
sui miei piedi spargendo mille stelle.
Le mie mani saranno diventate
due colombelle:

e saliranno – due uccelli d’argento –
a riempirsi di luna – come coppe
e di luna le spalle e i capelli
m’irroreranno.

 
Il mare è un oro fuso. Metterò
in una barca il mio sogno affinché
veleggi. Chiara, diamantina ghiaia
calpesterò.

Quando la luce l’attraverserà
sarà perla pesante il mio cuore.
E riderò. E piangerò... Ma guarda, ecco,

ecco la luna!

Kostas Kariotakis 

Traduzione di Filippomaria Pontani
 
 

La Luna è collegata alla donna e alla polarità yin.
Immagine della Grande Madre (Mater Magna), la luna evoca la madre in tutte le sue funzioni: nutritiva, protettiva e affettiva. 
Questa associazione simbolica deriva in gran parte dal fatto che i cicli mestruali hanno un andamento che richiama quelli lunari.
Il corpo della donna offre così una visione microcosmica dei ritmi universali.
La conformità dei due ritmi spiega inoltre il motivo per cui la Luna è il simbolo privilegiato della fecondità e della maternità.
Questa trasposizione vale ugualmente per le divinità, poichè la Luna è incarnata da alcune dee ( Iside, Artemide, Ecate), contrariamente al Sole, personificato da alcuni dei.
Rafforzando la sua funzione fecondatrice, la Luna ha anche un legame simbolico con la pioggia e dunque con l'acqua matrice.
Simbolo del tempo che scorre, la Luna cresce e decresce, materializzando dei cambiamenti peraltro invisibili.
Essa rende manifesto il perpetuo ricominciare, la catena ininterrotta delle nascite, delle morti, delle rinascite.
In questa misura, la Luna può essere definita come l'astro delle morti, poichè, ogni mese lunare, per tre notti, essa sparisce per "rinascere" poi ancora più splendente. 
Gli dèi dei morti sono spesso lunari, in particolare Osiride, Men, Ecate, Persefone.
"Osiride è uno spirito del grano, il cui seme deve morire per rinascere; è anche uno spirito dell'albero, un dio della Fertilità e un dio dei Morti.
Inoltre, sembra essere stato identificato con la Luna: ora un gran numero di credenze e di pratiche associano la crescita e la decrescita delle Luna alla crescita e al declino della vegetazione."
La variabilità della Luna si ritrova infine nell'alternanza delle stagioni, delle maree, ma anche dell'umore.
Di conseguenza essa esprime l'incostanza, la ciclotimia e la distrazione. "Dizionario dei simboli, dei miti e delle credenze", di Corinne Morel (dalla rete). 

 
la luna ancora, quando c'è e si vede,
illumina e ammanta di magia
la vita, le cose gli amori,
qualunque colore lei sia...

martedì 20 dicembre 2016

Pellegrinaggio


Sutri, Pellegrini verso Roma

Pellegrinaggio

In agguato
in queste budella
di macerie
ore e ore
ho strascicato
la mia carcassa
usata dal fango
come una suola

o come un seme

di spinalba
           
Ungaretti
uomo di pena
ti basta un’illusione

Corteo di Pellegrini: Fidenza, Cattedrale
per farti coraggio 

Un riflettore
di là

mette un mare 
nella nebbia
 
Giuseppe Ungaretti
Valloncello dell’Albero Isolato
il 16 Agosto 1916
 
 
Scopo del viaggio era la visita ad un luogo particolarmente significativo per un cristiano, un sito reso sacro dalle presenza di preziose reliquie.
La Terra Santa e la città di Gerusalemme, sin dai tempi più antichi, avevano attirato schiere di pellegrini desiderosi di ripercorrere i luoghi in cui Cristo era vissuto e visitare il Santo Sepolcro: coloro che vi si recavano erano chiamati "palmieri" perché portavano, al loro ritorno, la palma di Gerico.
Pellegrini a Roma durante il Giubileo del 1300
A Roma, capitale della cristianità, i pellegrini confluivano da ogni parte d'Europa per venerare le reliquie di Cristo e dei primi martiri cristiani.
A partire dalla fine del Duecento la "Veronica", una sorta di sudario in cui si voleva che Cristo avesse impresso i suoi tratti, fu una delle reliquie più venerate.
Si trattava di coloro che Dante chiama "romei".
 
 
errare alla ricerca, espiare,
esposizione del dubbio, della mente;
così corsi, a volte, impetuoso,
come un torrente montano...