martedì 18 novembre 2008

A Sense of Wonder




















I walked in my great coat, down through the days of leaves
No before, after, yes, after before
We were shining our light into the days of blooming wonder
In the eternal presence, in the presence of the flame

Didn't I come to bring you a sense of wonder?
Didn't I come to lift your fiery vision bright?
Didn't I come to bring you a sense of wonder----- in the flame?

On and on and on, we kept singing our song
Thru Newtonards and Comber, Gransha and the Ballystockart Road
With Spike and Boffyflow, I said I would describe the leaves for Samuel & Felicity
Rich, red, browney, half burnt orange and green

Didn't I come to bring you a sense of wonder?
Didn't I come to lift your fiery vision bright?
Didn't I come to bring you a sense of wonder----- in the flame?

It's easy to describe the leaves in the Autumn
And it's oh so easy in the Spring
But down through January and February
It's a very different thing

On and on and on, through the winter of our discontent
When the wind blows up the collar and the ears are frostbitten too
I said I could describe the leaves and what it means to you and me
You may call my love Sophia, but I call my love philosopy

Didn't I come to bring you a sense of wonder?
Didn't I come to lift your fiery vision bright?
Didn't I come to bring you a sense of wonder----- in the flame?
Didn't I come to bring you a sense of wonder?
Didn't I come to lift your fiery vision bright?
Didn't I come to bring you a sense of wonder----- in the flame?


Van MORRISON, A Sense of Wonder, 1985
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Sense of wonder
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.

Sense of wonder è un'espressione
inglese usata per indicare la tipica sensazione di meraviglia che viene volutamente ricercata nelle opere di narrativa fantascientifica, specialmente in relazione all'"età d'oro" della fantascienza degli anni quaranta e cinquanta del Novecento.
Il sense of wonder è una
reazione emotiva che ha il lettore quando si confronta, cerca di capire o viene messo di fronte ad un concetto assolutamente nuovo e non esistente necessario per recepire delle nuove informazioni. Può essere associato all'azione di cambio di paradigma, atto tipico della fantascienza per cui si accetta una tecnologia futuribile e le sue basi per poter proseguire la comprensione dell'opera o di parte di essa.
Il sense of wonder non richiede la completa comprensione della situazione che lo causa.
Come molti termini fantascientifici non ha una traduzione correntemente usata in italiano. L'espressione viene spesso usata in correlazione con la sospensione della realtà
o la più letteraria volontaria sospensione dell'incredulità di cui parlava il poeta Coleridge.


Il colore viola esiste



Morbida nell’iride
di quest’autunno tardo e mite
la curva dei miei fianchi
ondeggia al viola
al viola
al viola.

Il colore viola esiste.
quintessenza di quello che rosa e blu
possono solo immaginare.
Un’aspirazione d’indaco
una corruzione di porpora
come il sangue che scorre lento
in vene antiche.

Viola è pur sempre vita
anche nell’angolo del dolore
dove brilla rubino di donne e uomini.
Un attimo solo
fiotto, guizzo
idea di quel che sta dentro.

Fiume sulla mano della madre
nervatura di foglia
albero di noce custode tra mondi
radice di genziana, sacro
esile segno d’esistenza.

Il colore viola esiste.
Dignitosa essenza di velluto
uva gonfia, fiore scorollato
sull’erba ancor verde.

Scrivo di colori, di sangue
e vita
da porpora a viola
quietamente trascorre
a ritmo di milonga.


18 novembre 2008
Per mia madre, per mia nonna

venerdì 14 novembre 2008

Nulla di ciò che accade e non ha volto


Nulla di ciò che accade e non ha volto
e nulla che precipiti puro, immune da traccia,
percettibile solo alla pietà
come te mi significa la morte.
Il vento ricco oscilla corrugato
sui vetri, finge estatiche presenze
e un oriente bianco s'esala
nei quadrivi di febbre lastricati.
Dalla pioggia alle candide schiarite
si levano allo sguardo variopinto
blocchi d'aria in festevoli distanze.
Apparire e sparire è una chimera.
E' questa l'ora tua, è l'ora di quei re
sismici il cui trono è il movimento,
insensibili se non al freddo di morte
che lasciano nel sangue all'improvviso.
Loro sede fulminea è qualche specchio
assorto nella sera, ivi s'incontrano,
ivi si riconoscono in un battito.
Sei certa ed ingannevole, è vano ch'io ti cerchi,
ti persegua di là dai fortilizi,
dalle guglie riflesse negli asfalti,
nei luoghi ove l'amore non può giungere
né la dimenticanza di se stessi.

Da "Poesie sparse", Mario Luzi

martedì 11 novembre 2008

Distratta da laghi come miraggi


Distratta da laghi
come miraggi
dal crinale
l’orizzonte non ha limiti.
I fantasmi hanno l’evidenza
di terre e isole senza nome.

L’acqua riflette frammenti di luce
e col trascorrere di ore
e pensieri e segni
si vapora in nebbia diffusa
in nubi sfilate dove il sole
s’avvolge e affonda
nel torpore della sera.

Tutte le strade portano al crepuscolo
a mete impreviste
ad altri luoghi, laghi, paesi
dai nomi mitici, liquidi e alchemici
dove approda la vista, il passo
l’errore benigno.
E noi.
Piegate alla notte
dalla stessa energia silenziosa
che flette le betulle
l’erba dei pascoli
le nostre vite.
Quella che dà alla luna
tutto il suo peso di pietra gravida
e il suo candore.


Civate, Eupilio

lunedì 3 novembre 2008

Malia


Come nel fondo di un pozzo
incantato da un'antica malia
il tuo sguardo cattura il mio.
Scuro, come il lato buio della luna.
Nero, mi attira in te.

I miei pensieri sono cuccioli
confidenti nell’abisso delle tue pupille
in quelle scintille accese da un dio
o da un angelo ribelle.

L’anima si abbandona
al flusso del tuo io
a quel vortice che la tua voce
induce al tuo pensiero,
le tue parole alle tue labbra
al fiato, all’eco profonda della tua mente.
Come risacca nella grotta
di un demone oceanico
il sacrificio si accende e mi consuma.

Con il corpo e l’anima mi allontano
da correnti gelide sospinta all’autunno.
Ma in te, nell’ombra cupa
fra le tue ciglia, nel bagliore di te
io sono. E resto.