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L'ombra è l'opposto del sole, ma si nutre di esso.
Un cielo grigio non genera ombre: nessun contrasto, nessun pensiero.


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martedì 27 maggio 2008

Cembali per la serenità

Cembali per la serenità.
Rose gonfie di pioggia
sull’altare
mantra in una lingua
remota.

Nei suoni sconosciuti
si perde la coscienza
sto
e sento.

Bastasse quest’incenso
a purificare i pensieri.
Queste piume di pavone
a renderli leggiadri.
L’offerta di cibo riporta
all’esser corpo e peso.

Basso il fumo
non sale a Dio
Lento vapora alla pioggia
confuso d’erbe e aromi
intrisa
io
e la terra.

Fosse l’inganno dei sensi
così dolce, sempre
così pago lo sguardo
qui
nei doni divini
la struggente
sensuale bellezza del mondo.

mercoledì 21 maggio 2008



TEMPESTE

Non ho perso destino,
sì qualche vago accenno
e tenue come giunco.
Inalbero un volto invecchiato
sfrontato sfidare inutile
grevi tempeste dell’animo.
Come fuscello la nave che sono
stride, nel fasciame consunto

ripiego in assordanti silenzi.
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"Anonimo del 1900"

giovedì 15 maggio 2008

Blasfema (succo di maggio)


Sudo ore di fastidiosi assilli.
La mia pelle stessa brucia di me
nel giorno.

Ma a sera sento freddo.

A sera
mi avvolgo in cenci e malinconie
come un sudario
e nel profumo di robinia e sambuco
colano unguenti di sepoltura.

Ma io sono viva.
Sono viva e sola.

Per questo
dietro gli occhi
dentro gli occhi
stillo pudore.

Il succo di maggio
è un pianto.
Il liquore doloroso
degli alberi stremati
da estenuante dolcezza.
L’umore perfido
di ogni fioritura.

Passi per me
questo calice.

martedì 13 maggio 2008

La fagiana frettolosa


Ancora un incontro fiabesco.
Qualcosa che rivela la trama della natura, tra casa e casa.
Radici possenti, vitali, che spingono sotto le concrezioni della città.
Una fagiana.
Dalla cinta dell’ospedale di San Carlo, ha attraversato tutta la strada, per infilarsi nell’area militare. Frettolosa, ma compita.
Buongiorno, Milano!

mercoledì 7 maggio 2008

Quadri nella mia Vita

Jan Veermer,

un libro, un film ed improvvisamente la notorietà...è così che funziona.
Io l'ho incontato ad Amsterdam, quasi per caso vagando nel museo in una pausa di lavoro.
Allora mi innamoravo di tutto e forse ero anche innamorato davvero e ricordo una cartolina (ritraeva un suo quadro raffigurante una giovane donna che leggeva una lettera), spedita ad una giovane donna che quasi non rammento (permettetemi questa patetica ma assolutamente insignificante bugia).
Non è molto importante il contesto quanto invece come mi ha colpito questo pittore.
La staticità delle sue figure è quesi fotografica, istantanea e liscia ma mai fine a sè stessa, ha più la caratteristica di un ricordo che quella legata al mero "carpe diem".
Sicuramente nelle sue figure umane, specie quelle femminili, prevale una dolcezza un pò tristanzuola e contenuta, esaltata da pennellate cariche di colori pastello tenui come è tenue la luce dei suoi dipinti.
Le zone d'ombra che descrive ed incide nei quadri confondono stravolgendo l'effetto della luce e ne esaltano od offuscano i riverberi a seconda dell'umore con il quale si osservano i suoi dipinti e questo è veramente grande e quasi geniale.


I suoi rarissimi paesaggi sono una prova tangibile di quanto la realtà sia in lui vissuta con forse l'obiettivo di cogliere attimi e renderli veri e tangibili grazie alle tele e ai colori.

Il mondo nascosto degli individui traspare e sublima nell'atto che ognuno di loro sta compiendo, cardine solido di un "leid-motiv" ampio ad inondare tutta la tela anche in ogni angolo nascosto, in ogni piega delle cose vive o delle nature morte.
Anche il sonno ristoratore di un attimo di requie diventa dipinto che allaga l'anima di sensazioni raccolte, intimamente soffuse e private eppure così vivide ed invadenti da rendere scarna la tela.
Un sopruso violento a violentare i pensieri quasi fossero immagini che traspaiono e si concretizzano mettendo a nudo le più recondite pieghe della mente.
E' incredibile ed anche un poco inquietante ma così terribilmente sincero da estasiare e lasciare all'immaginario enormi spazi di pensiero ed azione.
Lungi da me l'idea di un giudizio finale ma ammirazione sconfinata e respiri profondi gli sono dovuti.
Egli è in grado di ritrarre la sobria ovvietà trasformandola in luoghi e situazioni in grado di condizionare e convencere l'osservatore nel suo più profondo ego nascosto e renderlo ignaro protagonista ma completo partecipe della condizione contingente.


Vermeer, Jan
(Delft 1632-1675),

pittore di origine olandese.
A lungo poco conosciuto, fu riscoperto e rivalutato a partire dalla fine dell’ Ottocento.
Dopo circa sei anni di apprendistato, condotti forse anche presso C. Fabritius, nel 1653 entrò nella corporazione dei pittori di San Luca di Delft, divenendo presto importante e stimato membro del Consiglio. Egli visse assai modestamente esercitando più il commercio di opere d’arte che la pittura.
Solo 35 sono infatti le tele a lui attribuite con certezza; tale numero limitato trova spiegazione sia nelle sue abitudini di lavoro (metodico e meticoloso), sia nella scomparsa di numerose opere durante il periodo di oblio che seguì la sua morte relativamente precoce.

In caccia, a Sesto


Schiantato così, al suolo.
Pensavo a un piccione impallinato da qualche maniaco delle armi, appostato alla finestra di un palazzone del suburbio.
Invece no.
Era un gheppio.
Un gheppio in caccia.
Un rapace affamato nella sarabanda di auto delle sette e mezza, a Sesto.
Occhi, artigli, ali spiegate tra i gas di scarico in una rotonda di periferia, a duecento metri dal fiume di cemento e carrozzerie della tangenziale.
Ha ghermito un topo, fulmineo, e si è alzato in volo.
Il nido dove l’avrà?
Non da McDonald’s...

martedì 6 maggio 2008



Compleanno

Rosa di maggio
di desiderio.
Rosa sospesa tra carne e preghiera
d’umore piena
e fragile.
Come te tremo nella breva.
E vivo.


Mignonne, allons voir si la rose

Mignonne, allons voir si la rose
Qui ce matin avoit desclose
Sa robe de pourpre au Soleil,
A point perdu ceste vesprée
Les plis de sa robe pourprée,
Et son teint au vostre pareil.

Las ! voyez comme en peu d'espace,
Mignonne, elle a dessus la place
Las ! las ses beautez laissé cheoir !
Ô vrayment marastre Nature,
Puis qu'une telle fleur ne dure
Que du matin jusques au soir !

Donc, si vous me croyez, mignonne,
Tandis que vostre âge fleuronne
En sa plus verte nouveauté,
Cueillez, cueillez vostre jeunesse :
Comme à ceste fleur la vieillesse
Fera ternir vostre beauté.

Pierre de Ronsard



Mia amata, vediamo se la rosa
Che stamattina aveva dischiuso
La sua veste di porpora al Sole
Ha perduto di colpo questa sera
Le pieghe della sua veste purpurea
E il suo incarnato è simile al vostro.

Aimè! Guardate come in un tempo breve
Mia amata, nello spazio sotto di sè
Aimè! ha lasciato cadere le sue bellezze!
O davvero matrigna Natura
Poiché un tal fiore non dura
Che dal mattino alla sera!

Dunque, se mi credete, mia amata,
mentre la vostra età fiorisce
nella sua più verde novità
cogliete, cogliete la vostra giovinezza
come a questo fiore la vecchiaia
offuscherà la vostra bellezza.